Davide ha gli occhi grandi e profondi, di quelli che scrutano e non hanno disattenzioni.
Occhi che non si fermano in superficie.
Il suo animale totem è il cane, l’animale capace di una purezza sconosciuta agli uomini.
Davide ama pescare, restare da solo in compagnia del grande fiume che ha imparato a conoscere fin da piccolo e dal quale prende energia quando ne sente il bisogno.
La natura gli infonde pace, nell’acqua che scorre trova serenità.
Non sopporta chi tradisce la fiducia degli altri e ama la coerenza, la fedeltà a se stessi, la limpidezza di chi non ha bisogno di nascondigli.
Grazie a suo padre, la colonna sonora della sua vita è iniziata con il beat inglese degli anni ’60 e ancora ricorda i dischi dei Beatles in loop, ma anche quelli dei Led Zeppelin, dei Deep Purple e dei Pink Floyd.
Ma suo padre era anche amico di Augusto Daolio, il cantante dei Nomadi, che insieme a Franco Battiato sono state le voci italiane a farlo crescere e ad avvicinarlo alla canzone d’autore.
Se potesse rinascere, vorrebbe ritrovarsi negli Stati Uniti degli anni ’50, nelle città che hanno visto la nascita del jazz e delle sue sonorità rivoluzionarie, per vivere sulla propria pelle le brillanti improvvisazioni di Louis Armstrong o le composizioni raffinate di Duke Ellington.
Davide ama studiare e vivere in simbiosi con la sua batteria, che è ritmo di vita, struttura di passione e cadenza di pensiero.
Un ritorno alla semplicità dell’esistenza, che è a suo modo felicità e – soprattutto – completezza.
La natura che ritorna e guarisce, come la musica.